Ritorno alla Natura: come prendersi cura del proprio spazio interiore (e non solo)

Questa estate mi sono soffermata su due libretti che pur nella diversità, sono uno il completamento dell’altro.

Il giardino come spazio interiore, di Ruth Ammann, psicanalista junghiana e architetto e Clorofillati. Ritornare alla Natura e rigenerarsi, piccolo manuale di esercizi, attività e meditazioni di Marcella Danon, docente di ecopsicologia – disciplina nata negli anni ’90 negli Stati Uniti dall’incontro tra ecologia e psicologia – presso l’Università della Valle d’ Aosta .

Entrambe le autrici partono dal presupposto che l’essere umano appartiene alla Terra ed ha, come afferma il filosofo e sociologo Edgard Morin, “una identità terrestre”, nucleo comune a tutti i membri dell’ecosistema.

Le autrici sostengono che la salute fisica e psichica di ogni essere umano è legata alla capacità di rimanere sintonizzati con quella parte di noi che “sa” che siamo Natura.

Perché la Natura è dentro di noi. Non potremmo esistere senza l’aria, l’acqua, la terra, il calore, senza la presenza delle piante.

Siamo e rimarremo profondamente interconnessi.

Per questo diviene necessario coltivare due aspetti della biofilia, intesa come amore per l’ambiente naturale e per gli esseri viventi che istintivamente proviamo: l’attenzione umile, rispettosa e grata, e l’affiliazione.

Non siamo i dominatori del mondo, ma figli della Grande Madre che ci dona tutto il necessario per vivere.

Se impariamo ad entrare in Natura responsabilmente, senza sentirci padroni, si attiva in noi anche un processo interiore di maggior connessione con noi stessi.

La riconnessione con la nostra identità terrestre va di pari passo con il rispetto e il riconoscimento della nostra identità personale e del nostro giardino interiore.

È una percorso che parte dall’essere ego-centrato fino ad arrivare ad essere eco-centrato.

Per cui nello sviluppo di crescita umana, riconosco di essere seme chiuso in me stesso quando vivo nell’inconsapevolezza di me e del mondo, di essere germoglio nel momento in cui, aprendo gli occhi e il cuore, riconosco le presenze naturali, di essere pianta quando mi apro all’esplorazione curiosa del mondo, di essere fiore se attivo il meglio di me e faccio risplendere ciò che sono, di essere frutto quando con la consapevolezza dei miei doni mi metto al servizio della vita.

Prendersi cura del proprio giardino interiore

La Natura, con i suoi deserti, gli oceani, le foreste, le cascate, i fiumi, le praterie, il cielo stellato ci mette in contatto con quei nostri particolari paesaggi dell’anima e giardini, rigogliosi o abbandonati, curati o trascurati in noi.

Sì. Abbiamo in noi un giardino nella nostra anima che è un mondo intermedio tra l’inconscio e il mondo esterno.

“È uno spazio segreto tra cultura e natura, tra coscienza ed inconscio, tra spirito e corpo” come afferma Ruth Ammann.

Più noi ci prendiamo il tempo per meditare in spazi aperti o stare semplicemente nel nostro giardino, più si rivitalizza e si incrementa la vita psichica.

Il nostro giardino dell’anima è costituito da immagini interiori, fatte di percezioni sensoriali e pensieri, che filtrano emozioni e sentimenti e che cambiano nel corso della vita. È il luogo dell’apertura all’altro da me o all’Altro per eccellenza.

Perciò in un ambiente naturale, soprattutto se poco antropizzato, è necessario avere un doppio sguardo: uno rivolto agli elementi naturali che lo compongono, chiedendoci qual è la natura profonda di una pianta, di un sasso, di un fiore, di un insetto… e l’altro interiore, nel mondo dei ricordi, delle narrazioni, dei miti e delle fiabe, per scoprire un’appartenenza creaturale che ci accomuna, e una Saggezza che permea tutto.

Come lo stare senza Natura ci procura ciò che Richard Louv, educatore statunitense, definisce “sindrome da deficit di Natura” – caratterizzata da difficoltà di concentrazione, stress, ansia, paure immotivate, depressione, difficoltà di relazione – così

il poter stare in natura sviluppa invece resilienza, intelligenza emotiva, spirito di iniziativa e capacità riflessiva.

Alla fine si tratta di tornare alle radici, alla nostra Casa comune, di recuperare – come afferma papa Francesco nell’enciclica Laudato Sì – una cittadinanza ecologica per il benessere nostro e della Terra.

 

PER APPROFONDIRE


Autore: Maria Elena Zonta

Classe 1966. Laurea in Lettere, diploma in Scienze Religiose presso la facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale, Counselor. Insegno Religione Cattolica al Liceo G.B. Brocchi di Bassano del Grappa. Amo il mio lavoro sempre nuovo e la relazione con gli studenti.

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