Psicologo scolastico: a che punto siamo?

Qualche giorno fa Netflix ha annunciato di aver rilasciato la terza stagione di Tredici. Ancora non ho iniziato a vedere le nuove puntate, prima dell’inizio dell’anno scolastico lo farò sicuramente.

Chi mi segue su Counseling Post sa quanto questa serie – a cui ho dedicato già alcuni articoli – mi abbia acceso. Prima di iniziare a guardare la terza stagione, l’esplorazione delle tematiche emerse dalla visione di Tredici mi porta a questa fermata:

a che punto siamo con l’introduzione della figura dello psicologo scolastico in Italia?

Nella serie televisiva americana emerge più volte la necessità, da parte di studenti e insegnanti, di una figura di cura e ascolto in grado di essere autentica.

Una figura con il compito di sostenere e nutrire il benessere e la salute dei ragazzi e del personale scolastico.

Un puzzle complicato che richiede un consapevole equilibrismo tra i processi organizzativi della scuola e i bisogni, le risorse e le competenze di chi opera al suo interno.

A mio parere – di insegnante, formatrice e tutor dell’apprendimento che ogni giorno vive la scuola da diversi punti di vista – come in tutte le organizzazioni che intendano essere sane, anche e soprattutto a scuola serve qualcuno che sia formato per vivere questo equilibrismo e che sappia governarlo al meglio.

Personalmente ritengo che questa figura sia fondamentale e che, se tradotta correttamente in azione, possa sostenere e nutrire la scuola nel suo compito più difficile:

essere una comunità educante.  

Questo articolo non ha l’obiettivo di riflettere sulle cornici culturali e sociali che raccontano le opinioni, più o meno accoglienti, rispetto all’introduzione della figura dello psicologo scolastico. Ha piuttosto l’obiettivo di fare il punto su alcune azioni legislative che sono state compiute negli ultimi anni per dare valore al bisogno di ascolto e cura della scuola.

La situazione in Europa

Nella maggior parte dei paesi europei, lo psicologo scolastico è presente nelle scuole pubbliche per legge e dipende dal ministero dell’educazione o dagli enti locali: alcuni esempi sono Francia, Germania e Gran Bretagna.

In Italia non esiste una legge che regoli il lavoro dello psicologo scolastico legandolo allo Stato, pertanto questa figura non è sempre presente e, quando lo è, continua ad avere con la scuola un rapporto di lavoro autonomo e temporaneo, legato a progettualità su base annua o semestrale e focalizzato su alcune tematiche specifiche come: la prevenzione delle dipendenze, il cyberbullismo e le difficoltà scolastiche (studenti con BES, DSA, Legge 104/92).

Il Disegno di Legge in Italia

Negli ultimi 20 anni sono stati presentati numerosi disegni di legge. Per chi desiderasse approfondire queste proposte nei contenuti, consiglio la lettura di Carlo Trombetta – Docente di psicopedagogia presso la facoltà di Psicologia dell’Università La Sapienza di Roma –  Lo psicologo scolastico edito da Erickson e dell’articolo intitolato Le leggi regionali sullo psicologo scolastico, reperibile nella rivista quadrimestrale Psicologia dell’educazione 1 (2017).

Nel luglio del 2017 è stato istituito presso il MIUR un tavolo tecnico per definire “il ruolo della Psicologia nel sistema formativo con l’obiettivo di elaborare progetti finalizzati alla promozione di azioni, informazione e consulenza orientate al benessere nella scuola, al successo formativo, alla prevenzione, al contrasto del disagio giovanile e dei comportamenti a rischio ed allo stress lavoro correlato”.

Per chi desiderasse approfondire la questione, l’iter del disegno di legge “DDL S2613” è consultabile per intero a questo link.

In breve, questo disegno di legge affronta e propone, per ora, i seguenti punti.

L’istituzione della figura dello psicologo scolastico, di cui riporto il primo articolo per dare una cornice interpretativa di questo disegno – ART. 1 “Nelle scuole di ogni ordine e grado è istituita la figura professionale dello psicologo scolastico al fine di sostenere lo sviluppo e la formazione della personalità del minore, di supportare le istituzioni scolastiche e le famiglie, di contrastare e prevenire i fenomeni di abbandono e di dispersione scolastica, di bullismo e di disagio giovanile”.

Vengono poi abbozzate anche le modalità operative, il rapporto di lavoro dello psicologo scolastico, i titoli di accesso a questa professione scolastica, le modalità di reclutamento e le disposizioni finanziarie.

Una recente ricerca condotta dal Gruppo di Lavoro (GdL) Nazionale di Psicologia Scolastica sottolinea che uno dei problemi maggiormente evidenziati dagli insegnanti risulta essere la gestione delle classi difficili, seguito dalla gestione degli alunni con un bisogno educativo speciale “BES” o con un disturbo specifico dell’apprendimento “DSA”. 

Vengono inoltre evidenziati problemi relativi alla scarsa comunicazione fra scuola e famiglia e, in ultimo, una mancata organizzazione del lavoro di rete tra insegnanti e tra insegnanti e dirigenti scolastici.

Eppure, come dimostrato da questo documento molto dettagliato, la presenza della psicologia nella scuola è relativamente modesta.

Come la penso io? La psicologia deve essere al fianco della scuola.

 

PER APPROFONDIRE

Autore: Elisa Bottignolo

Insegnante, formatrice e tutor dell’Apprendimento. La mia cassetta per gli attrezzi contiene: l'esperienza maturata come insegnante e come libera professionista esperta di didattica, apprendimento e comunicazione, una Laurea magistrale in Comunicazione, un Phd in Sociologia dei processi comunicativi e interculturali, corsi professionalizzanti sulle tematiche della didattica e dell’apprendimento, un Master universitario in Didattica e Psicopedagogia dei DSA e diverse pubblicazioni sui temi della comunicazione.

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