Come comunicare con più autorevolezza con i nativi digitali

Una delle tematiche che la serie tv Tredici ha portato a galla, come dicevamo nell’articolo precedente, è quella dei nativi digitali e di come, di fatto, la tecnologia abbia drasticamente mutato la quotidianità dei giovani e, dunque, anche quella degli adulti che con loro si relazionano quotidianamente.

Genitori, insegnanti, allenatori, adulti in generale: un popolo di – concedetemi l’espressione e prendetela con ironia – “analfabeti tecnologici” che da adolescenti scrivevano lettere, cartoline o e-mail e prendevano accordi su dove vedersi e cosa fare con gli amici usando il telefono di casa e, nei casi meno disperati, via sms.

Questi eravamo noi, classi 1965-1990.

E loro, chi sono?

Inizierei con il dire che, dal mio punto di vista di insegnante, educatrice, zia e non-nativa digitale,

non è corretto parlare di noi e di loro.

Sa di gioco a squadre e i ragazzi sono davvero forti e motivati quando giocano… quindi, tendono a vincere. Semmai, è bene iniziare a pensare a un gioco in cui si è nella stessa squadra e si gioca la stessa partita: quella della felicità, della salute e del benessere.

Il primo tassello per costruire una relazione positiva è sempre l’ascolto.

Per poter ascoltare, è necessario poter comprendere e, dunque, avere in comune un codice linguistico e un contesto.

E qui si gioca la partita della condivisione, la più importante.

Se gli adulti non fanno un passo verso la conoscenza degli strumenti legati alla tecnologia non possono governarli, né tanto meno essere presi sul serio nel momento in cui, con la giusta autorevolezza che contraddistingue la responsabilità dell’età adulta, scelgono di limitarne la fruizione poiché, in alcuni casi, pericolosa e inconsapevole.

Fareste guidare la vostra auto a un ragazzo di 14 anni che non ha né patente, né esperienza? Potrebbe anche farcela, ma con quali rischi? E chi, se non l’adulto, deve sottoscrivere un patto educativo all’interno del quale ci siano delle condizioni sine qua non per utilizzare l’auto?

La stessa cosa, vale per la tecnologia. Nel primo caso però, quasi tutti gli adulti sanno guidare…

Non sono così sicura che tutti gli adulti sappiano invece navigare, chattare o agire da modello quando cercano contenuti su Google o usano i social network.

Utilizzare ogni giorno la tecnologia non significa infatti conoscerla, né saperla utilizzare consapevolmente.

Gli strumenti per accrescere l’autorevolezza

La letteratura e i contributi su questo tema sono davvero numerosi. Di seguito ne consiglio una (assai) sintetica selezione per iniziare a leggere questo tema con nuovi occhi più consapevoli, selezione che io stessa ho utilizzato e studiato più volte:

  • i parametri e i consigli tecnici (come istallare un parental control e prassi da tenere in situazioni che possono verificarsi navigando in rete), che io ritengo particolarmente preziosi ed indispensabili: www.commissariatodips.it;
  • i contenuti sociologici sugli effetti mediatici, la costruzione mediata della realtà e i cambiamenti culturali dovuti ad un’alta fruizione tecnologica: “Sociologia dei new media” di Renato Stella;
  • gli studi, gli articoli e le riflessioni di carattere psicologico e medico che analizzano in modo dettagliato la formazione dell’identità virtuale, le tematiche legate alla comunicazione interpersonale e mediata con gli amici e la famiglia e le pericolose derive della dipendenza e del cyberbullismo: https://www.youtube.com/watch?v=i4BCalqaU9w.

Conoscenza e consapevolezza

In conclusione, prima di concedere o vietare l’uso della tecnologia (telefono, computer o altro) a un nativo digitale, è necessario: conoscere e governare gli strumenti tecnologici nel modo migliore e più approfondito possibile; utilizzare gli strumenti tecnologici come un modello e con maggiore consapevolezza e responsabilità di quella che userebbe un nativo digitale; studiare, leggere, frequentare formazioni per genitori e insegnanti perché la rete cambia in tempo reale; acquisire il codice per comunicare al meglio e colmare il digital divide; tenere conto che la tecnologia non è solo una questione di tecnica, ma di quotidianità.

Coinvolge, dispiega e ri-crea dunque le relazioni, l’identità, l’espressività, la cultura.

A voi la scelta se essere protagonisti o comparse di questa rappresentazione.

Autore: Elisa Bottignolo

Insegnante, formatrice e tutor dell’Apprendimento. La mia cassetta per gli attrezzi contiene: l'esperienza maturata come insegnante e come libera professionista esperta di didattica, apprendimento e comunicazione, una Laurea magistrale in Comunicazione, un Phd in Sociologia dei processi comunicativi e interculturali, corsi professionalizzanti sulle tematiche della didattica e dell’apprendimento, un Master universitario in Didattica e Psicopedagogia dei DSA e diverse pubblicazioni sui temi della comunicazione.

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