Che cos’è la PNL (per me)

PNL: verità o menzogna?

Nessuna delle due; la domanda è (volutamente) mal posta. È come se ti stessi chiedendo se il coltello è buono o cattivo. Puoi usarlo per tagliare una fetta di torta o per attività decisamente meno innocue. Il coltello dunque, in sé, non è né buono né cattivo. È semplicemente uno strumento e, in quanto tale, neutro. Ad essere buono o cattivo è l’uso che ne fai.

Ecco, per la PNL – come per quasi tutti gli strumenti – vale lo stesso principio.

Le origini della PNL

Siamo negli anni Settanta. Spinto dalla curiosità, un giovane matematico scopre l’esistenza di un terapeuta le cui parole, a detta di molti, riescono a compiere dei veri e propri prodigi. Determinato a svelarne i segreti, il matematico ottiene il permesso di registrare e trascrivere alcune sue sedute.

Mentre sbobina le registrazioni si accorge che, sebbene i problemi che i pazienti portano siano molto diversi, alcune delle parole che il terapeuta pronuncia durante le sedute ricorrono spesso. Ma non è tutto. Studiando minuziosamente le trascrizioni scopre che queste parole si mescolando in modi molto particolari, componendo sequenze linguistiche che si ripetono.

Sempre più deciso ad andare a fondo, il giovane matematico comincia a memorizzarle e tutte le volte che ne ha l’occasione si diverte a sperimentarle con i suoi studenti al college. Ed è qui che, con suo grande stupore, scopre di essere in grado di innescare la stessa “magia del cambiamento” che aveva osservato studiando il terapeuta in azione.

Il giovane matematico è Richard Bandler, uno dei due iniziatori della PNL, mentre lo psicoterapeuta capace di schiudere le porte del cambiamento nella vita dei suoi pazienti è Fritz Perls, il fondatore della terapia della Gestalt.

Una volta sperimentata la “magia della parola”, una domanda comincia però ad assillare il giovane Bandler: come funziona?

Perché alcune parole o, meglio, alcune domande hanno il potere di produrre cambiamenti significativi nella vita delle persone?

Per scoprirlo, Bandler bussa alla porta di un giovane docente di linguistica e gli chiede di aiutarlo a capire cosa ci fosse di così speciale nelle sequenze di parole che aveva isolato ascoltando le sedute di Perls. Le radici della PNL affondano qui, nell’incontro tra il giovane Bandler e il linguista John Grinder, il secondo papà della PNL.

Insieme, Bandler e Grinder individuano altri due “maghi della parola”, famosi per ottenere risultati straordinari: la terapeuta familiare Virginia Satir e il fondatore della Società Americana di Ipnosi Clinica Milton Erickson, noti in tutto il mondo per l‘efficacia clinica dei loro interventi terapeutici.

Alla fonte della magia

Gestalt, terapia familiare, ipnoterapia: tre approcci tra loro molto diversi, eppure tutti e tre estremamente efficaci. “Semplicemente” miscelando le parole ad arte Perls, Satir ed Erickson erano in grado di indurre trasformazioni potentissime nella vita dei loro pazienti.

L’intuizione che Bandler e Grinder hanno è tanto semplice quanto geniale: se la “magia del cambiamento” – com’è evidente – non è nell’approccio terapeutico utilizzato, deve per forza esserci una struttura sottostante che ne consente il funzionamento.

Come riescono questi geni della comunicazione a ottenere risultati così potenti attraverso l’uso delle parole?

La “magia dei cambiamenti” sta nelle parole di cui si servono, nel modo speciale in cui le pronunciano, oppure nel loro linguaggio corporeo?

Come si può spiegare questa “magia”? È possibile impararla?

A queste domande Bandler e Grinder rispondono con la loro prima opera, intitolata La struttura della magia, che ha dato ufficialmente il via all’avventura della PNL e che – a più di 40 anni dalle prime scoperte dei due capiscuola – per quanto mi riguarda è il principale motivo per cui vale la pena integrare la propria cassetta degli attrezzi con alcuni degli strumenti che la PNL offre.

Che cos’è la PNL?

È arrivato il momento di rispondere a questa domanda.

PNL è un acronimo che indica lo studio degli schemi ricorrenti (Programmazione) creati dall’interazione tra il sistema nervoso (Neuro) e le strutture linguistiche (Linguistica) e l’influenza di questi su corpo e comportamento.

In estrema sintesi, la Programmazione Neuro-Linguistica studia come il nostro modo di vedere e interagire con il mondo viene strutturato attraverso le parole che usiamo per descriverlo.

Il linguaggio è infatti lo strumento che utilizziamo per rappresentare e comunicare la nostra esperienza. È il modo in cui costruiamo il nostro “modello del mondo”,  vale a dire la mappa (il più delle volte) inconsapevole che usiamo per orientarci nella nostra vita quotidiana. Detto in un altro modo, le parole che pronunciamo costruiscono parte del mondo in cui viviamo.

Una mappa non è il territorio che rappresenta ma, se è corretta, ha una struttura simile al territorio, e questo ne spiega l’utilità.”

(Alfred Korzybski)

Ogni mappa presenta necessariamente un certo grado di imprecisione. Il suo scopo infatti è ridurre la complessità e aiutare ad orientarci.

Per creare una mappa dobbiamo mettere in atto tre processi fondamentali: cancellare, generalizzare e distorcere alcune informazioni, a seconda delle nostre esigenze.

I problemi arrivano quando ti ritrovi in mano una mappa che non corrisponde alla realtà. Una mappa che  ad esempio, segna dei collegamenti tra una strada e l’altra che non esistono più o che non indica strade che ci servono. Questa è una mappa fuorviante, che ci conduce fuori strada e non ci consente di soddisfare i nostri bisogni.

Il metamodello della PNL

Più la nostra mappa è ricca, più sono le scelte che abbiamo a disposizione. Più è povera, meno opzioni abbiamo. Molti problemi insorgono quando c’è discordanza tra la mappa e il territorio che rappresenta. In altre parole, quando la mappa non ci porta dove vogliamo andare, abbiamo un problema e andiamo incontro alla frustrazione.

A volte le persone non sono “pazze”, “scisse”, “cattive”… hanno semplicemente delle mappe problematiche, inadeguate, tossiche.

E siccome operiamo nel mondo e sul mondo attraverso la nostra mappa, quando la cambiamo sperimentiamo una “magia trasformazionale. Questo spiega perché la “terapia della parola” funziona:

se il linguaggio crea mappe, il linguaggio può cambiarle.

La PNL nasce proprio per ascoltare e individuare queste mappe mentre comunichiamo. E ci dà alcune indicazioni su come interrogarle per renderle più ricche, più utili, più precise e specifiche, cioè più capaci di portare benessere.

Come? Con quello che secondo me ancora oggi è lo strumento più potente della PNL (e forse anche uno dei più difficili da padroneggiare, perché richiede molto studio e altrettanta pratica): il cosiddetto METAMODELLO della PNL, cioè un modello che spiegando l’influenza del linguaggio sulle nostre mappe consente di spiegare la “struttura della magia” del cambiamento.

Nonostante abbia più di 40 anni, per me il metamodello rimane lo strumento più utile e interessante della PNL. Lo trovi riassunto in questa mappa mentale, che ho preparato per te (clicca sull’immagine per ingrandire):

metamodello della pnl

Ode alla brugola

Fin qui ho parlato delle cose che apprezzo. Ammetto però che la PNL ha anche alcuni aspetti che vivo come problematici.

Mi convince poco la parola programmazione. Proprio perché – come sottolinea anche la PNL – il linguaggio è una faccenda molto seria, quando leggo frasi del tipo “ci hanno programmato per fare questa o quella cosa” o “ci hanno installato una convinzione nel cervello”, un brivido percorre la mia schiena. Siamo essere umani, non macchine. Per favore, lasciamo la programmazione ai pc e l’installazione ai software.

Mi trovo in disaccordo, poi, con quegli autori che spiegano la PNL senza pagare i debiti intellettuali. Vale anche il contrario, ovviamente: apprezzo molto – e sono tanti – quelli che lo fanno. Il principale merito di Bandler e Grinder è stato senza dubbio aver portato a compimento e reso comprensibile a un pubblico più vasto conoscenze sul funzionamento della comunicazione umana che fino a quel momento erano state appannaggio degli addetti ai lavori. In alcuni casi, dal mio modestissimo punto di vista, credo che abbiano valorizzato il pensiero di altri autori (come Bateson e Watzlawick, giusto per citarne un paio). In altri, ipersemplificando, ho la sensazione che l’abbiano un po’ banalizzato.

Ho frequentato con interesse vari corsi di PNL, spinto dal desiderio di arricchire la mia personale cassetta degli attrezzi. E molte volte mi sono dovuto confrontare con compagni di corso per i quali la PNL è la panacea, una sorta di strumento miracoloso con cui risolvere ogni problema umano. Ecco, questo atteggiamento mi lascia un po’ perplesso.

Quando mi capita di entrare in contatto con queste persone visualizzo sempre la stessa scena: un meccanico apre la sua cassetta degli attrezzi. Contiene soltanto una brugola. La sua fiducia in questa piccola brugola è tale da indurlo a voler fare tutto (ma proprio tutto!) – avvitare, tagliare, stringere, saldare, fresare… – con un unico strumento: una brugola, appunto.

Ti faccio una domanda: porteresti la tua auto a fare il tagliando da un meccanico così? La PNL, come ti dicevo all’inizio, è uno strumento. Uno tra i tanti strumenti disponibili. Non ne metto in dubbio l’efficacia – anzi! – ma, da sola, non basta.

Di questo sono convinto. Come sono convinto che senza chiave inglese, cacciavite, seghetto, trapano, martello e via dicendo… ti mancheranno presupposti preziosi per comprendere a fondo e utilizzare al meglio la tua brugola. :-)

Che ne pensi?

 

PER APPROFONDIRE


Autore: Roberto Fioretto

Manager della comunicazione e counselor con il pallino dello s-viluppo (inteso come liberazione dai viluppi che imbrigliano il potenziale) organizzativo. Osservatore appassionato dei sistemi che le persone attivano entrando in relazione. Amo esplorare le culture organizzative e considero come la parte più importante del mio lavoro mettere in contatto le persone (e me stesso) con il loro potenziale più alto. Autore di LeadEretici, il podcast dedicato alla leadership generativa.

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